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Vino, condannato il falsario più ricco del mondo

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Rudy KuRniawan

 

“La gente sa solo quello che gli racconti”. Lo dice Leonardo DiCaprio in “Prova a prendermi”, il film sulla storia del super falsario Frank Abagnale jr.  Anche l’indonesiano Rudy Kurniawan è un falsario, ma invece di  smerciare finti assegni come il protagonista del film, inondava l’America di finte etichette e finte bottiglie di vini pregiati e costosissimi: rare annate di Chateau francesi, soprattutto. Stesso destino per il falsario del film e per quello di oggi: vita da nababbo, arresto dell’Fbi, condanna. Durissima quella che è stata inflitta a New York a Rudy: 10 anni di carcere.  Il primo grande falsario seriale del vino condannato al mondo. Comunque la prima condanna di questo tipo di una Corte federale negli Stati Uniti, secondo “Wine Spectator”.

Come si è arricchito? Quando arrivò negli Stati Uniti nel 2003 con un visto da studente si finse un ricco collezionista di vini che voleva vendere parte della sua collezione. Grandi vini francesi sono stati battuti all’asta per decine di migliaia di dollari: nel 2012, si è scoperto che molte etichette erano false, altre erano autentiche ma il vino era stato sostituito con un liquido da pochi dollari. Come è stato possibile che questo sistema truffaldino sia proseguito a lungo?  Forse perché ha fatto guadagnare, oltre al falsario, case d’aste e produttori, che hanno visto lievitare le quotazioni anno dopo anno. Perché Kurniawan an era in grado di trovare (o meglio di fabbricare) annate introvabili, accendendo le attenzioni sulle vendite all’incanto. Fino a quando non ha attratto l’attenzione di un produttore della Borgogna, Laurent Ponsot.

Le false etichette Romanée Conti (foto di Maureen Downey)

Il vignaiolo, con grande stupore, ha visto all’asta alcuni lotti del suo Clos Saint Denis degli anni 40, 50, 60. Ma la denominazione era nata solo nel 1982. È stato l’inizio della caduta di Kurniawan. L’investigatrice Maureen Downey, l’esperta di contraffazioni enologiche assoldata dai danarosi collezionisti truffati, ha raccolto prove importanti. E l’Fbi alla fine ha scoperto il laboratorio del falso dell’indonesiano di 37 anni: etichette stampate in casa, imbuti e bottiglie, un arsenale neppure troppo sofisticato. In totale, ha calcolato Downey, 130 milioni di dollari di falsi vini pregiati sono stati messi in circolazione. Lui era diventato così ricco da spendere, come è stato dimostrato al processo, mezzo milione di dollari in due anni solo in una boutique Hermes.

Capsule ed etichette false nel laboratorio Kurniawan, in una delle foto rilasciate dall’Fbi

 

Ora è stato condannato a restituire 28,4 milioni di dollari a 7 sue vittime. Gli sono stati sequestrati beni per 20 milioni, compresa una villa a Los Angeles, quote di una cantina in Borgogna, 21 super orologi e una penna Montblanc che da sola vale 18 mila dollari. I giudici si sono stupiti per la mancanza di emozioni e pentimento dell’imputato, che è stato soprannominato Dottor Conti, per la sua passione per i vini di Domaine de la Romanée Conti.

La difesa si è battuta sostenendo che le 18 mila false etichette trovate in fondo hanno danneggiato solo i ricchi che compiono i vini all’asta. Accusa e giudice hanno ribattuto che “chiunque ha diritto ad avere ciò per cui paga”.  Ora che Kurnawian verrá trasferito dalla prigione di Brooklyn a un carcere federale, resta da chiedersi come questa grande truffa sia durata così a lungo: Kurniawan faceva tutto alla luce del sole, non si è mai travestito da pilota o da medico come DiCaprio in  ”Prova a prendermi”.

 


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